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Cos'è l'Industria 4.0?

 01 aprile 2019
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 Categoria: Industria
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 Scritto da: admin
industra 4.0

Sono interconnettività e automatizzazione a guidare la quarta rivoluzione industriale. Per l’industria 4.0 governi e istituzioni sovranazionali progettano programmi di intervento milionari, ma di cosa si tratta esattamente, quali sono le strategie che la porteranno a compimento e soprattutto come cambierà il mercato? L’interesse verso questo ambito produttivo va ricondotto anzitutto al suo valore. Secondo una recente analisi pubblicata dalla società di ricerca Markets&Markets, varrà oltre 152 miliardi di dollari entro il 2022. Nel 2016 solo nel nostro Paese avrebbe prodotto un volume d’affari di quasi 2 miliardi di euro (dati The European House Ambrosetti).


Sono già ravvisabili vari contesti in cui l’automazione industriale fornisce un apporto determinante in chiave di produttività, basti pensare ad esempio ai carrelli AGV. Il fenomeno sembra però destinato a coinvolgere nuovi segmenti del mercato, interessando sia i modelli produttivi che gli aspetti gestionali.


Alla base ci sono la sinergia tra macchinari e risorse web digitali, con l’acquisizione di informazioni frutto del contributo dei Big Data, e le opportunità fornite da una gestione flessibile delle attività produttive. Dal punto di vista delle tecnologie impiegate, il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) ne riporta un’ampia gamma: stampanti tridimensionali, robot specializzati in certe attività, gestione dati in cloud, analisi delle informazioni in ottica di ottimizzazione dei processi, eccetera.


Il concetto di industria 4.0 è stato introdotto nel 2011 in occasione della Fiera di Hannover (Hannover Messe). Nell’autunno dell’anno successivo dei gruppi di lavoro hanno presentato alle autorità tedesche un vademecum con raccomandazioni per l’implementazione.


Nel Vecchio Continente ci sono numerose iniziative per tradurre le potenzialità della quarta rivoluzione industriale in una concreta evoluzione delle imprese. Ogni nazione ha una propria pianificazione, sebbene abbiano in comune gli obiettivi di fondo e la volontà di sostenere, mediante incentivi fiscali e linee di credito, le aziende che intendono adeguarsi al nuovo paradigma imprenditoriale.


Nel nostro Paese il Piano nazionale industria 4.0 ambisce a incrementare di 10 miliardi di euro gli investimenti privati entro il 2020. Passerebbero così da 80 a 90 miliardi. A ciò s’aggiungerebbe uno sviluppo pari a 11,3 miliardi sul fronte della spesa privata nel campo della ricerca e sviluppo, e l’impegno di 2,6 miliardi quanto a volumi di investimenti early stage.


Molte critiche sono state avanzate sulle ricadute occupazionali dell’industria 4.0. L’automatizzazione del lavoro condurrebbe, a detta del World economic forum, alla perdita di 5 milioni di posti di lavoro. Le ripercussioni negative toccherebbero, in particolare, le aree amministrative e produttive. Godrebbero invece di un saldo positivo il settore finanziario, l’ambito ingegneristico, informatico e il comparto del management.


La Commissione lavoro del Senato ha rilevato che il 10% degli occupati potrebbe essere sostituito da macchine e ben il 44% sarà costretto a rivedere le proprie competenze professionali. Un altro dato interessante è stato elaborato da The European House Ambrosetti, la cui previsione è di 135 mila posti vacanti nel settore dell’Information Communication Technology entro il 2020. Non sarebbero comunque interamente da ricondurre al sistema imprenditoriale 4.0.


L’industria 4.0 è quindi rischio e opportunità, saranno le politiche nazionali a decidere, in larga parte, gli effetti di quella che appare come una inevitabile rivoluzione delle imprese.


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